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L’innovazione digitale nei musei: la sfida della sostenibilità

No museum strategic plan could exist today without a digital strategy. (Chiara Bernasconi, Assistant Director presso il Digital media department del MoMA)

Se il piano strategico di un museo deve avere tra le sue caratteristiche la sostenibilità, lo stesso criterio non può che riguardare anche la strategia digitale che i musei dovrebbero implementare. Proviamo dunque a declinare il concetto di sostenibilità rispetto al contesto dell’innovazione digitale nei musei, rifacendoci ad ambiente, economia e società, i pilastri dello sviluppo sostenibile.

AMBIENTE.

Inteso come “ambiente digitale” del museo, ha a che fare con la creazione, la conservazione e la gestione delle risorse digitali: immagini, testi, video e ogni tipo di risorsa digitale creata o conservata in museo. Sempre per citare Chiara Bernasconi, bisogna ricordare che, in questa visione d’insieme dell’ambiente digitale del museo, la digitalizzazione dei contenuti e i processi messi in atto per la gestione delle risorse digitali sono estremamente importanti perché l’innovazione digitale non resti un’azione sporadica che graffia la superficie della comunicazione, senza alcuna possibilità di diventare davvero rilevante. 

L’ambiente digitale in museo non è solo un aspetto tecnico da delegare a qualche “smanettone” ma ha a che fare con i valori stessi del museo. Tradotto nella pratica quotidiana di chi lavora in un museo, questo non significa che tutti debbano diventare esperti di tecnologie digitali. Occorre piuttosto definire una strategia digitale e guardare nella prospettiva del medio e lungo periodo. Compito non facile per molti direttori e conservatori, che oggi si trovano a dover gestire collezioni fisiche e digitali, con il mandato di consegnare le une e le altre alle generazioni future, attraverso una gestione delle risorse sostenibile.

Qualche anno fa, lavorando alla pubblicazione in rete del catalogo di un museo milanese, ci chiesero di recuperare una collezione digitale creata anni prima. Dati e immagini erano stati archiviati usando un software realizzato ad hoc che non poteva più essere installato su alcun sistema operativo. Non esisteva alcuna documentazione sulla strutturazione dei dati e sui parametri adottati per la digitalizzazione. Fu impossibile recuperare quelle informazioni.

Questa esperienza rende immediatamente evidente che occorre domandarsi se le applicazioni utilizzate, i formati generati e i metadati creati, si basano su standard ampiamente condivisi e utilizzati per condividere i dati anche con sistemi diversi. Occorre avere una visione a medio e lungo periodo delle tendenze tecnologiche e chiedersi quali potrebbero diventare rilevanti nel museo, in modo da lavorare fin da subito preparando un terreno fertile.

ECONOMIA.

La gestione delle risorse digitali deve poter essere sostenibile anche da un punto di vista economico, prevenendo situazioni critiche e difficili da mantenere nel lungo periodo, sia da un punto di vista tecnologico che monetario. Le collezioni digitali sono destinate a crescere sempre di più e la scelta delle infrastrutture non può non tener conto dell’attuale e del futuro dimensionamento. Servono sistemi di archiviazione sicuri, facilmente configurabili e accessibili per consentire un facile uso e riuso dei contenuti da parte di tutti coloro che lavorano in museo e non solo, solo per fare due esempi molto diversi tra loro, da parte delle industrie creative o della scuola e università.

Per dirla con le parole del neo direttore della DG Musei del Mibact, Antonio Lampis:

Il sistema museale nazionale diviene gestione sostenibile, solo se potrà collocarsi rapidamente sotto un comune cielo digitale e sopra su un comune fiume digitale, poiché il fluire dei dati oggi è acqua e aria di qualunque sistema.

coMwork nasce per rispondere a questa esigenza di utilizzo di standard internazionali e di spazi digitali adeguati e commisurabili alle effettive esigenze del singolo museo.

SOCIETÀ.

Per poter essere sostenibile, l’innovazione digitale nei musei deve consentire forme partecipative a diversi livelli, creare connessioni tra i diversi portatori di interesse. Pensiamo a sistemi tecnologici che possono essere utilizzati da tutti in museo, dai custodi al restauratore, e che rendono possibile l’interazione e il coinvolgimento con il pubblico.

Da tutto questo fermento è nata l’idea di coMwork, la prima piattaforma collaborativa in cloud pensata per i musei che integra in un solo sistema tutti gli strumenti per catalogare, gestire tutte le collezioni in un unico catalogo, i prestiti, i restauri, le movimentazioni, le acquisizioni e facilitarne l’accessibilità all’interno e dall’esterno consente a tutto lo staff del museo di lavorare in contemporanea da qualunque device e ovunque risparmiando tempo e risorse.

A @Lubec abbiamo lanciato la demo che molti musei hanno chiesto di testare. Ora coMwork 1.0 è pronta! Sarà presentata al Salone di Ferrara il 21 e il 23 marzo. Vieni a scoprirla in anteprima!