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La sfida del Museo del Tessuto di Prato, tra storia e design moderno

Il progetto di catalogazione e migrazione su coMwork del prezioso patrimonio del Museo del Tessuto di Prato. La piattaforma rispetta gli standard e quindi facilita l’import di informazioni e contenuti per poi procedere ad implementare il catalogo digitale.


È terminato nei giorni scorsi il progetto di migrazione delle collezioni digitalizzate del Museo del Tessuto di Prato sulla piattaforma coMwork, attività che ha lo scopo di fornire al personale del museo un nuovo strumento per facilitare la catalogazione e gestire le risorse digitali e i contenuti in modo più semplice e veloce. Un’attività che in futuro potrà anche permettere di rendere le collezioni disponibili online affinché vengano consultate dalle aziende del territorio.

Il museo

Realtà museale importante nel territorio toscano e singolare in quanto interagisce con un contesto produttivo ancora vivo, il Museo del Tessuto di Prato è infatti un soggetto fondamentale per la valorizzazione e conservazione della memoria di quanto prodotto dalle generazioni di imprenditori pratesi. Fondato negli anni 70, il Museo del Tessuto è il luogo nel quale vengono custodite le collezioni storiche e contemporanee, spesso fonte d’ispirazione per nuove generazioni di designer e aziende.

Come sottolineano i responsabili del museo, il passaggio a uno strumento di catalogazione completamente digitale si rivela necessario per gestire le proprie opere e mantenere un dialogo con il pubblico: “La digitalizzazione è al giorno d’oggi un aspetto importantissimo all’interno di una realtà museale: consente di avere accesso alle collezioni custodite al suo interno e a quei piccoli tesori che spesso, per esigenze conservative o di spazio, rimangono celate allo sguardo del pubblico.” 

Una soluzione unica per un patrimonio eterogeneo

Le ricche collezioni del Museo del Tessuto di Prato sono costituite non solo da tessuti antichi, ma anche tessuti contemporanei, abiti, accessori, figurini di moda, stampe, materiale pubblicitario, macchinari e molto altro ancora. Data l’eterogeneità di questi oggetti, fondamentale si è rivelato il fatto che il software coMwork, modellato sugli standard catalografici ICCD, fosse compatibile con il software CART, precedentemente adottato dal museo. Questo ha reso possibile migrare con facilità i dati che erano stati raccolti negli anni dal museo, garantendone sicurezza, integrità e adeguatezza agli standard catalografici riconosciuti.

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