Interoperabilità: il sogno nel cassetto dei Musei di Storia Naturale

Interoperabilità: capacità di due o più sistemi o applicazioni di scambiare informazioni tra loro e di essere poi in grado di utilizzarle.

Un sogno che sembrerebbe facile da realizzare nell’era digitale, addirittura banale. Così non è. Provate a chiederlo ai numerosi musei di scienze naturali che da anni lo inseguono. E non siamo noi a dirlo.

Una ricerca condotta dal progetto ICEDIG.EU avviato da DiSSCo (Distributed System of Scientific Collections) su alcuni musei di scienze naturali europei ha messo in luce come gran parte degli stessi utilizzi sistemi homemade, ognuno con standard e modelli diversi di riferimento. Addirittura alcuni musei hanno sviluppato CMS diversi per ogni collezione creando sistemi che non comunicano tra di loro nemmeno all’interno del museo. Tutto ciò per ovviare a particolari esigenze che nessun sistema è stato finora in grado di soddisfare. 

Superare questo scoglio non è facile, parliamo per esperienza!

La collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento al fine di creare all’interno della nostra piattaforma una scheda di catalogo pensata ad hoc per i musei di scienze naturali ci ha fatto capire come questo strumento doveva essere il più flessibile possibile ma al tempo stesso consentire di raggiungere uno standard e una rigorosità nei dati che, in progetti più ampi, permettessero la condivisione di informazioni in tutto il mondo.

E per quanto riguarda la strutturazione delle informazioni, grazie a schemi ormai ampiamente utilizzati per lo scambio delle informazioni (Darwin Core in primis), riteniamo di essere giunti ad una soluzione molto più che soddisfacente.

Ma nel corso del lavoro, più andavamo avanti nell’elaborazione, più ci rendevamo conto che lo scoglio principale è rappresentato dal “Taxonomic tree”, la classificazione tassonomica utilizzata per “determinare” un esemplare. Molti progetti internazionali come Catalogue of Life, o GBIF, mettono ormai a disposizione strumenti autorevoli e noi abbiamo scelto di implementarne uno all’interno dell’applicazione,  consapevoli però che molti dei dati che provengono dai musei non hanno la strutturazione rigorosa ed aggiornata che il Catalogue of life propone.

Grazie all’implementazione della tassonomia del Catalogue of Life i dati potranno essere aggiornati e creati utilizzando gli oltre 3 milioni di termini inseriti. Ma la classificazione tassonomica, a differenza di molti strumenti terminologici ampiamente utilizzati in sistemi di catalogazione, non è immutabile. Varia grazie alle attività di studio e ricerca condotte in questo ambito, e una specie, associata ad un ramo tassonomico, potrebbe essere ricondotta ad un altro taxon e addirittura cambiare nome. E’ impensabile affidare ai musei l’onere di aggiornare ogni anno le determinazioni sulla base dei cambiamenti attuati a livello globale. Per questo motivo stiamo già studiando un sistema per consentire l’aggiornamento automatico dei dati, basato sugli aggiornamenti annuali che vengono rilasciati dal Catalogue of Life. 

Per quanto riguarda invece il formato di scambio, fortunatamente i musei naturalistici hanno un punto fermo e riconosciuto a livello nazionale e internazionale: lo standard DarwinCore.  Non solo. DarwinCore offre anche anche la possibilità di utilizzare il formato RDF per la codifica e lo scambio di metadati sul web. Per il momento abbiamo in programma di rilasciare i dati  in formato XML ma se l’applicazione sarà utilizzata da musei interessati, penseremo al Semantic Web. 

Questa è la strada che abbiamo scelto di percorrere per poter fornire la nostra risposta all’interoperabilità, e rendere sempre più reale il sogno di molti musei naturalistici. 

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